Mohammed Dajani Daudi è stato docente di Scienze Politiche e Studi Storici all’università Al Quds di Gerusalemme, dove è nato nel 1946. Attualmente dirige le attività dell’associazione Wasatia ( in arabo ‘giusto mezzo’) da lui fondata, che ha come obiettivo la de-radicalizzazione dei giovani sulla base dello studio sia delle fonti islamiche di riferimento che della produzione legata al dialogo interconfessionale.

Nel 2014 ha portato un gruppo di suoi studenti al campo di sterminio nazista di Auschwitz, in una visita guidata da due ebrei sopravvissuti – obiettivo dichiarato della visita è stato “insegnare empatia e tolleranza”.

Raccontando dell’impatto di quel viaggio nell’antico campo della morte sui suoi ragazzi, in una intervista (al giornalista israeliano Gianluca Pacchiani a cui dobbiamo gran parte di queste informazioni) il Professore ha ricordato che il punto di vista degli studenti è cambiato dopo Auschwitz. “Hanno capito che non si deve avere paura di aprire gli occhi sui capitoli più tragici della storia umana. A scuola i palestinesi imparano che “il nemico del mio nemico è un mio amico” – ad Auschwitz hanno capito che non è sempre necessariamente così. Hanno imparato che tutto questo orrore non è stato opera di psicopatici o criminali sanguinari; gli autori erano gente normale, che festeggiava Pasqua e Natale e che amava gli animali.”
Il prof. Dajani era uno dei pochi docenti palestinesi che inserivano nel loro programmi di studio la Shoah. Dopo la visita al campo della morte è stato costretto, da forti pressioni e qualche minaccia, a dare le dimissioni dalla sua cattedra. “C’era una forte opposizione a portare gli studenti ad Auschwitz perché le conoscenze e le consapevolezze nuove che maturano entrano in contraddizione con tanta parte di una narrazione collettiva diffusa sugli argomenti.

Rompere i tabù e evitare che i ragazzi seguano solo sentieri abitualmente battuti sono pratiche che spesso le comunità condannano duramente e senza appello. Io volevo aprire la porta a un cambiamento, in direzione della riconciliazione e della pace.”

Questo argomento è ultrasensibile: riguarda la visione dei palestinesi dei fatti storici e dei dati legati all’Olocausto. E’ tornato di attualità purtroppo per le recenti dichiarazioni del presidente Abbas che minimizzano la tragedia della Shoah e sottovalutano l’antisemitismo che ha prodotto il razzismo di Hitler fino a concepire la ‘soluzione finale’ per gli ebrei. Molti in questi giorni hanno chiesto al prof. Dajani se il tono di quelle dichiarazioni riflettono l’opinione diffusa tra i palestinesi – la sua risposta è stato che questo tipo di posizioni sull’antisemitismo e la Shoah sono effettivamente molto presenti, a causa della diffusa ignoranza sulla natura e gli effetti dell’antisemitismo. Il 10 settembre scorso un gruppo di 150 universitari e intellettuali palestinesi hanno indirizzato una lettera aperta che condanna con forza le posizioni del presidente Abbas (considerate moralmente e politicamente inaccettabili) e ribadito con estrema chiarezza rispetto alla diffusa narrazione corrente che “il genocidio nazista del popolo ebraico è nato dall’antisemitismo, dal fascismo e dal nazismo”. Il prof. Dajani ricorda anche che la letteratura antisemita occidentale ed europea è largamente tradotta e venduta nel mercato editoriale arabo. “Una letteratura antisemita è un ostacolo alla normalizzazione di rapporti tra arabi e israeliani e non favorisce i palestinesi”.
Nel 2022 M. Dajani ha ricevuto il premio internazionale del Centro Simon Wiesental “per l’impegno civile nella lotta contro l’antisemitismo”.

Continua il Professore : “Quando ho portato i miei studenti ad Auschwitz uno di loro mi ha chiesto perché noi dovremmo conoscere la Shoah mentre invece Israele ha messo fuorilegge l’insegnamento sulla nostra Nakba (1948, espulsione forzata armata di 700.000 palestinesi dalle loro terre, creazione dello Stato di Israele) . Ricordiamo che nel 2009 il Ministero dell’educazione israeliano ha vietato di presentare la Nakba nei testi scolastici e dal 2011 la Knesset ha vietato alle istituzioni pubbliche di commemorare quel tragico passaggio storico.

“La mia riposta è semplice, spiega il Professore: voi farete quello che è giusto. Il negazionismo e le distorsioni sulla Shoah sono storicamente scorretti e falsi nella narrazione. Sono un minaccia alla moralità e alla dignità umana e rappresentano anche una minaccia per ogni prospettiva di riconciliazione tra israeliani e palestinesi. Imparare dalle lezioni tragiche del passato è necessario per evitare che si ripetano, nel presente e nel futuro. Provare empatia e compassione verso la sofferenza degli altri, anche in assenza di rapporti, di relazioni o di amicizia può fare di questo mondo un mondo migliore. Imparare dalle tragiche lezioni del passato è necessario. E’ un segno di rispetto per la verità. E quando verità viene negata e ignorata vengono distrutti i valori ai quali siamo legati”.

 

Mediterranea – Con la Palestina nel cuore di Carla Pecis 

Illustrazione di Dre Lopez